
Autilia Avagliano
Din Don Down!
Premio speciale Giuria per Narrativa edita XXXVIII edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni
" anno 2022
Descrizione
Una storia
coinvolgente e che mira a guardare con occhi liberi da sovrastrutture una
realtà complessa. In primo piano Alberto, nato con quel cromosoma in più che
genera la sindrome di Down. Ma è anche la storia di una giovane donna e del suo
impatto con la disabilità inaspettata di un figlio e delle ripercussioni che ne
derivano in seno alla famiglia e nel contesto esterno. Gli introiti saranno
donati dall’autrice a favore di progetti d’inserimento lavorativo di persone
con Sindrome di Down nell’ambito dell’APDD,
Associazione Persone con Sindrome di Down e Disabilità intellettiva. Il volume
è tra quelli consigliati dalla testata “Redattore Sociale” per l’anno 2021.
L'Autrice
Autilia Avagliano vive a Cava de’ Tirreni dov’è nata nel 1966. Laureata in Economia e Commercio, dal 1998 lavora in banca a Salerno, dopo essere stata per lungo tempo revisore ufficiale dei conti. Sposata con Paolo Fusco, è mamma di Mario e Alberto, quest’ultimo diciassettenne con la sindrome di Down. Appassionata lettrice, da anni si dedica, per amore, al mondo associativo: attualmente è membro del Comitato Direttivo del CoorDown (Coordinamento Nazionale delle Associazioni di persone con sindrome di Down) e presidente dell’APDD (Associazione Persone con la sindrome di Down e Disabilità intellettiva). Nel periodo 2015-2017 ha ricoperto la carica di Assessore alle Politiche Sociali della sua città. È autrice delle pagine Facebook Downfanpage, La bacheca delle politiche sociali e APDD, dove ha raggiunto picchi di oltre 15 mila visualizzazioni.
La parola alla Giuria
“Un libro necessario, capace di parlare al cuore e alle coscienze, ma anche di sollecitare politiche culturali e sociali, che muovano verso un mondo sempre più accogliente.”
L'incipit del romanzo
Capitolo
primo
Un baule aperto
Faccio parte della folta schiera dei genitori shakerati
dalla disabilità di un figlio imperfetto.
Vivere o morire, questo è il dilemma.
Col trascorrere di questi lunghi anni, ho deciso di
viverTi, di viverCi. E con me Paolo, il mio Principe.
Tanto tempo fa, uno dei rari maestri che ci sono dati
in sorte di incontrare mi disse di decidere se passare nelle esperienze della
vita come un baule chiuso o come un baule aperto.
Il baule chiuso non fa entrare niente, ti capitano
delle cose e non capisci proprio niente. È successo, ti arrovelli il cervello
ma mantieni la distanza e lo tieni chiuso, lanci il tuo baule lungo i binari
della vita ma lo lasci chiuso, comincia il tunnel dell’incazzatura, rischi di
non uscirne più!
Il baule aperto fa entrare, riempie, incassa e porta a
casa. Poi con il bottino rielabora, spiega, in qualche modo arricchisce o
impoverisce, ma ti dà una possibilità di smuovere l’inerzia e può, allora,
farti crescere e, talvolta, anche migliorare.
C’è un punto di arrivo, ne sono profondamente
convinta.
Tutto ciò che decidi di far entrare nel tuo baule
personale è veramente ciò che riuscirai a portare con te, perché siamo un grumo
di pensieri e, quando poseremo il vestito, rimarranno solo le sensazioni su che
possibilità ti sei dato di andare avanti e capire.
In questo, strano a pensarsi, una persona con
disabilità è avvantaggiata: un “dis-abile”, come li chiamiamo noi
“normo-dotati”, appare già nudo.
Un paraplegico con il migliore Armani resta nudo,
esplicito nel suo handicap.
Un “Down” attempato, con i migliori Ray ban, prima o
poi sarà tradito dal suo disarmante sorriso.
In questo,
loro saranno sempre un po’ più nudi degli altri, ma anche un po’ più vicini a
Dio.
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