
Antonio Facchiano
L’altro piano
Premiato con targa nella XXXVIII edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni" – anno 2022
Descrizione
Filippo è un uomo di successo che vive nel
senso di colpa per la perdita di sua moglie e la scomparsa di suo figlio
Giacomo. La sua vita viene improvvisamente travolta da un ricatto da parte di
predoni africani, coinvolti in traffici internazionali di organi espiantati a
bambini africani. Nel frattempo Filippo mette in atto un piano per fronteggiare
il ricatto, aiutato da persone esperte tra le quali spicca Diana, giovane
informatica in cerca di una nuova vita, che si affezionerà teneramente a
Filippo. Quest’ultimo cercherà di riscattare la propria vita e il proprio
passato, tra colpi di scena inaspettati e un finale che risolverà ogni dubbio.
La storia del protagonista sembra
intrecciarsi misteriosamente con quella del piccolo Robin, affetto da una
patologia cardiaca che lo costringe ad affrontare un trapianto di cuore.
Antonio Facchiano firma un
romanzo-denuncia sull’atroce realtà del traffico clandestino di organi, sullo
sfruttamento minorile di bambini africani e sulla criminalità organizzata che,
attraverso manovre illecite e coinvolgimenti internazionali, riesce a ricavare
immensi giri di denaro sporco.
L'Autore
- Laurea in
Medicina e Chirurgia; Specializzazione in Oncologia.
- Dirigente
Medico presso Istituto Dermopatico dell'Immacolata, IDI-IRCCS, Roma.
- Coordinatore
Scientifico Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LILT – Roma).
- Segretario
Generale di European Society of Translational Medicine (EUSTM).
- Ricercatore
nel campo della biologia dei tumori e del melanoma.
In campo
letterario autore di:
- 2005: “Voli di linea” (monografia poesia)
Bastogi Ed. ISBN: 8881857383
- 2006: “Tempo di futuro” (monografia poesia)
Ed. Progetto Cultura, ISBN
978-88-6092-001-1
- 2008: “A prima vista”, (monografia poesia e prosa) Ed. Progetto Cultura,
ISBN: 978-88- 6092-022-5
- 2009: “Poesie”, traduzione in russo di “Voli di linea” e “Tempo di
futuro”; Ed. Raduga, Mosca. ISBN:
978-5-05-007157-6
- 2010: “A prima vista” diventa un audio libro
per LIONS, “Servizio del Libro Parlato per i ciechi d’Italia Robert Hollman” Codice: 220044;
https://libroparlatolions.it/audioteca/audioteca-risultato-ricerca-audiolibri/?testo=&titolo=&autore=Facchiano&lettore=&codice=&idGenere=&idLingua=&open=&ordinamento=Titolo&risultati=50&pagina=1
- 2011: Prefazione al libro “140/90. Diario emotivo di un equilibrista” di
Davide Cecilia, Ed. AISCUP
- 2014: “The transparent soul”, (monografia poesia, inglese con testo
italiano a fronte). Ed. Matian Press (North Hollywood, CA, USA). Introduzione
Mark Aronoff; (traduzione in inglese di poesie tratte da Voli di linea; Tempo
di futuro; A prima vista). ISBN
978-0-9853978-4-5
- 2019: “Luci comete” (Ed. Graus) monografia poesia; ISBN 9788883467172
- 2021: “L’altro piano” (Ed. Graus); romanzo; ISBN 9788883467707
Premi e
riconoscimenti
- Settembre 2005: Vincitore del Premio Selezione Poesia Edita, Premio Internazionale di Letteratura Sabazia Anguillara, Città d’arte 2005 (premiazione 17 settembre 2005) con il libro “Voli di linea”. http://www.club.it/concorsi/risultati/2005/ris.anguillara2005.html
- Dicembre 2010: 3° classificato ex-aequo Sessione “Pubblicazione” Premio Letterario Nazionale Giuseppe Gioacchino Belli, Ediz. XXII, 2010 (premiazione 18 dicembre 2010)
- 2018: IV Edizione Premio AIF Adriano Olivetti, MENZIONE SPECIALE: Menzione Giovani & Futuro, per Corso di formazione dermatologica rivolto agli studenti, intitolato “IDIaloghi, prevenzione a fior di pelle”
- 2022: “L’altro piano” “Selezionato” al Premio Città di Como per “L’altro piano” (https://premiocittadicomo.it/edito-narrativa-selezionati/)
- 5 Febbraio 2022: Vincitore Premio “Letteratura” 2021, di Istituto Italiano di Cultura di Napoli, per il libro “L’altro piano”
- 9 Dicembre 2022: Premiato al Premio Letterario Città di Cava de’ Tirreni XXXVIII Edizione (2022) (https://www.irideartecultura.it/edizione-2022/) per il libro “L’altro piano”
“L’altro piano” nei media
-
Recensione sul quotidiano “L’Identità”
(25 Novembre
2022)
https://www.lidentita.it/quel-traffico-di-organi-di-bambini/
- Recensione sul periodico “La cittadella” (11 ovembre 2022)
-
Indicato sul sito Librinews, tra i migliori libri sul traffico di organi: https://www.librinews.it/varie/traffico-organi/
-
Presentazione presso la Sala
Consiliare di Benevento (29 ottobre 2022)
https://www.tvsette.net/laltro-piano-a-benevento-la-presentazione-del-libro-di-antonio-facchiano-malattie-rare-dermatologiche-vascolari/
https://www.ilvaglio.it/appuntamenti/48200/l039altro-piano-la-presentazione-del-libro-di-antonio-facchiano.html
https://www.ntr24.tv/eventi/
http://www.gazzettabenevento.it/Sito2009/dettagliocomunicato2.php?Id=153011
- Recensione su PuntoZip, di Maria Lorello (23 Agosto 2022)
https://www.puntozip.net/recensione-laltro-piano-un-thriller-denuncia/
- Presentazione presso Cinema delle Provincie, Roma (31 maggio 2022)
https://www.dire.it/newsletter/odm/anno/2022/giugno/03/?news=N03
https://aiscup.info/laltro-piano-ed-graus-di-antonio-facchiano/
https://www.saluteh24.com/il_weblog_di_antonio/2022/06/trapianti-de-lillo-omceo-roma-aumentare-donazioni-per-evitare-traffici-illeciti.html
- Commento della Senatrice Prof.ssa Paola Binetti, Presidente
del Comitato Scientifico di “Medicina e
Frontiere”, al libro
“L’altro piano”:
https://www.medicinaefrontiere.com/presentazione-libro-l-altro-piano
- Presentazione del libro e discussione con gli studenti del Liceo Quinto Orazio Flacco (Portici, Na)
(31 maggio 2022) https://www.comete.info/2022/06/03/il-successo-del-progetto-viaggio-libero/
- Presentazione al Primo Salone del Libro città di Portici, (13-15 maggio 2021); Aula
Rossi Doria
https://www.lospeakerscorner.eu/un-possibile-senso-della-vita-a-libri-in-reggia/
https://www.liceoorazioflacco.edu.it/public/files/art_3343/programma_libri_in_reggia_2022_.pdf
https://www.teleradio-news.it/2022/05/18/un-possibile-senso-della-vita-a-libri-in-reggia/
- Recensione
sul quotidiano “Roma” (13
aprile 2022) di Giovanna Urciuolo “...un libro come "L' altro
piano" è da leggere e da
rileggere”.
- Recensione
su RAI TGR Campania, (23
Gennaio 2022), da Il Leggilibri di Claudio Ciccarone; disponibile
ai link:
https://fb.watch/aKdToot4K9/;
https://www.facebook.com/111789600381408/videos/399761651898664/
“... un libro che Graus ha fatto bene a
pubblicare”.
- Intervista video nell’ambito
dell’evento “Natale 2021: Leggi alla voce Graus Edizioni", (Caserta, 4
Dicembre
2021); minuto 12.40 – 14.45 del video al link:
https://www.youtube.com/watch?v=Z8MdBezhbU0
https://www.ondawebtv.it/grande-festa-dei-libri-a-caserta-graus-edizioni-sceglie-il-duel/
- Recensione
sul quotidiano “La Repubblica”
ed. Napoli, (2 Agosto 2021) di Vittorio Gennarini “...Facchiano svela chequesto percorso è indispensabile e
inevitabile per conquistare ognuno la nostra personale felicità.”
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2021/08/02/laltro-piano-di-facchiano-tra-orrori-e-umanitaNapoli13.html?ref=search
- Intervista
su FerraraItalia (14 Giugno
2021) di Sergio Kraisky
https://www.ferraraitalia.it/laltro-pianointervista-ad-antonio-facchiano-sul-suo-romanzo-234445.html
-
Recensione su Pragma Magazine: (6 Aprile 2021) di Maria Pia Nocerino
https://magazinepragma.com/libri/laltro-piano-di-antonio-facchiano-graus-edizioni-recensione/
“...la
storia è coinvolgente e sconvolgente”.
- Recensione
sul quotidiano “Il Mattino”
(26 Marzo 2021) di Ida Palisi. “... il
romanzo getta luce anche
sull’operato di chi si spende
davvero per contrastare la tratta di esseri umani”
- Comunicato
su Deanotizie (16 marzo 2021) http://www.deanotizie.it/news/?s=facchiano
- Comunicato
su Il Faro (26 Febbraio 2021)
https://www.ilfaroonline.it/2021/02/26/laltro-piano-arriva-in-libreria-il-thriller-di-antonio-facchiano/396378/
Leggi l'incipit
La
pazienza delle acque
L’acqua
cerca il suo corso e lo trova, se c’è,
magari
nascosto mille metri sotto.
Oppure
testardamente se lo crea,
scavando
anche il basalto, se necessario.
Gira
mollemente intorno alle colline se non ha fretta,
oppure
le fora con tenacia millenaria.
Disegna
lente anse come i ghirigori di un bambino
che
gioca su un foglio di carta.
L’acqua.
Ma
se perde la pazienza spezza le reni
a
qualunque montagna e si fa la strada dritta.
Mite
come chi è paziente ma imprevedibile quando gira intorno.
Quando
perde la pazienza, esplode e può far male.
Così
l’acqua: quando non ha fretta accarezza gli argini,
ma,
se impetuosa, abbatte ogni ostacolo.
Sul
bagnasciuga gioca con i bambini; altrove trascina via case,
straripando
dagli argini troppo stretti costruiti dall’uomo.
L’acqua
non ha mezze misure.
Quando
ha pazienza lambisce, carezza e dà la vita;
quando
la perde
uccide.
Capitolo
1
Venerdì,
10 dicembre Ragik-tu, Africa centrale, ore 23
«Dottor Mogs, il tuo paziente è
arrivato». Un uomo dal viso annoiato e strafottente scaricò dalla macchina un
piccolo corpo esanime di non più di dodici o tredici anni, appoggiandolo senza
cura su una lettiga, mentre un altro chiudeva di scatto la portiera alle sue spalle.
Il secondo aveva il viso bruciato dal sole; si muoveva guardandosi intorno
nervosamente.
«Guillard, quella è una
ragazzina! Non mi avevi detto che avrei operato un bambino!».
«Che differenza fa?», disse un
terzo, che sembrava il capo.
«Certo che fa differenza. Non mi
sono laureato per questo, io. Non per ammazzare bambini rapiti per strada!».
Mogs non era laureato, ma amava
farlo credere.
«Dottore, non fare il furbo con
me. Tu prenderai gli organi di questo bambino, così come hai fatto per tutti gli
altri, e sarai pagato come per tutti gli altri, non un soldo di più.
Sbrighiamoci, non ho tempo da perdere».
Mogs non ne faceva una questione
di soldi, ma Guillard, il capo, questo non poteva capirlo. Guillard abbassò il
dito che aveva sollevato in segno di monito verso Mogs. Appariva un tipo sicuro
di sé. La pistola nella cintola gli conferiva la sicurezza che la sua piccola
mole non gli poteva dare. I due guardaspalle lo seguivano come un’ombra e
fornivano un altro rilevante sostegno alla sua autostima. Guillard aveva
replicato a Mogs parlando a denti stretti, annoiato da quello che gli sembrava
solo un capriccio. L’ambulatorio, ricavato nello scantinato di un palazzo
disabitato nei sobborghi di Oggajdaòn, era piccolo, ma ben attrezzato. Le sue
pareti imbiancate e il pavimento di linoleum azzurro lucido stridevano con la
sporcizia delle strade e con la miseria delle baracche che circondavano quel
palazzo. Mogs ne andava a suo modo fiero. Alle finestre, pesanti tende chiare
fermavano qualunque sguardo indiscreto. Accostata a una parete c’era una branda
con un materasso privo di lenzuola; più o meno al centro della stanza un tavolo
di legno, coperto con un telo verde, fungeva da letto operatorio. I pavimenti
puzzavano di varichina, ma erano puliti. Un set completo di ferri chirurgici
era disposto su un tavolino poco distante, difeso da un panno candido, accanto
a due apparecchiature per eseguire ecografia ed elettrocardiogramma, vecchie ma
funzionanti. Lì dentro c’era molto più di quanto non fosse presente nell’intero
Ospedale Generale, poco più che una baracca immersa tra le baracche, a otto
isolati da lì. Oggajdaòn era stato un villaggio dimenticato nelle foreste
dell’Africa centrale, fino a pochi anni prima. Poi all’improvviso si erano
aperti i mercati del legno ed era iniziato il disboscamento selvaggio della
foresta. In pochi anni il villaggio era divenuto una vera e propria città,
cresciuto a spese della foresta che lo aveva difeso fino a quel momento. Questa
crescita tumultuosa aveva fatto la fortuna di Mogs, l’unico veterinario della
zona. Gli animali da lavoro erano aumentati in maniera esponenziale in pochi
mesi. Li visitava in un ambulatorio buio e lercio, dall’altra parte della
città, e utilizzava lo scantinato, puzzolente di disinfettante ma attrezzato di
tutto punto, solo per i pazienti “speciali”. Guillard aveva parcheggiato il suo
fuoristrada con una frenata brusca, fermando le ruote a pochi centimetri dalla
finestra dello scantinato. I due uomini che avevano scaricato malamente il
piccolo corpo fumavano, immobili come automi, vicino alla macchina
parcheggiata, pistole nella cintola, a portata di mano. Non le tenevano
nascoste, anzi sembrava quasi che l’ostentazione delle armi facesse parte del
loro ruolo. Erano giovanissimi, determinati a mostrare quanto fossero bravi a
uccidere. Non avrebbero avuto alcuna esitazione a sparare se ce ne fosse stato
bisogno. L’assistente di Mogs, preso il piccolo corpo in consegna, aveva già
iniziato a prepararlo. Mogs aveva una lunga esperienza da chirurgo veterinario;
era molto noto nel suo campo, eppure quella notte era nervoso. Nelle notti di
luna piena molti animali sono nervosi, come molti uomini. Un paio di auto si
erano viste aggirarsi nelle vicinanze durante il pomeriggio, cosa del tutto
insolita da quelle parti. Era questo che lo aveva messo in allarme e di
malumore. Aveva lavato e rilavato nervosamente i ferri; aveva indossato un
camice, poi lo aveva riposto. Camici, guanti e mascherine riciclate erano ora a
portata di mano, ma li aveva spostati e rispostati mille volte. Aveva fatto il
giro dell’isolato per controllare movimenti sospetti, ispezionando anche la
porta sul retro per verificarne la chiusura. Assicuratosi che tutto fosse
tranquillo e in ordine, si era calmato e aveva aspettato madido fino al midollo,
masticando nervosamente una radice, in piedi dietro ai vetri. Il suo
assistente, ubriaco già dal pomeriggio, aveva dormito su una sedia tutta la
sera. Espiantare clandestinamente organi era un’attività lucrosa ma andava
avanti da troppo tempo. Doveva decidersi a smettere, ormai era diventato troppo
pericoloso. L’arrivo inatteso di un bambino, invece del solito malcapitato
ubriaco, raccolto a un angolo qualsiasi di una strada qualunque, aveva
aumentato l’agitazione di Mogs. Non ne faceva una questione di soldi, né c’era
alcun problema di competenza tecnica. Quel moto di ribellione davanti
all’inattesa piccola vittima, improvviso quanto inutile, era affiorato
spontaneo dagli angoli più nascosti della sua coscienza, era venuto fuori senza
preavviso né autorizzazione. Il veleno di dentro, rigurgitato, gli bruciava la
gola, ma dovette ributtarlo giù e digerirselo lentamente in silenzio. Quel
Guillard aveva ragione: «Facciamo in fretta», in fondo che differenza c’è tra
un adulto e un bambino? In fondo proprio nessuna. Anche Guillard aveva fretta
di terminare al più presto: calvo, occhiali con montatura appariscente, lenti
spesse da miope e opache di unto, modi ruvidi. Un innato atteggiamento
esibizionistico rendeva la sua figura riconoscibile anche a distanza, con un
fazzoletto azzurro stretto al collo, un pastrano chiaro lungo fin quasi ai
piedi, un vistoso orologio d’oro e un grosso anello con diamante al mignolo
della mano destra. Era uscito dall’auto lasciando la portiera aperta, il motore
acceso borbottava in sottofondo, pronto a portarlo via in pochi istanti, se
fosse stato necessario. Guardava Mogs con insistenza ma senza interesse. I suoi
problemi non lo avevano mai interessato. Mogs al di là del vetro indossò guanti
e mascherina senza altre proteste. No, non aveva studiato per questo, ma ormai
era troppo tardi per tornare indietro. Gli occhi blu di Guillard vagavano senza
sosta dal lettino ingombro di tubi gettati sul corpicino inerme alla strada,
alla macchina in moto con la portiera aperta, alle armi dei suoi guardaspalle,
di nuovo alla strada. Fermo, sull’uscio senza porta, seguiva Mogs senza
trepidazione, mentre incideva la cute, spostava i fasci muscolari, recideva i
vasi, tamponava il sangue, si apriva la strada verso i tesori sepolti tra le
viscere della sua vittima di turno. Qualche anno prima Guillard non ce
l’avrebbe fatta a guardare. A quei tempi restava fuori, seduto in silenzio ad
aspettare. A quei tempi rapiva le sue vittime come un orso le sue prede; le
prendeva per placare la fame e allungare il tempo che gli restava da vivere.
Ora tutte le prospettive erano cambiate. Rapiva solo per soldi. Sapeva che ogni
goccia di quel sangue era per lui un dollaro di vita in più. Ora la condizione
di quella bambina non gli faceva alcun effetto particolare. La sua debolezza,
la sua presunta innocenza, la sua indifesa fragilità erano solo alibi per
smidollati. Quella bambina era una fonte di soldi per lui e per i suoi
fratelli, come lo era stato lui per il suo capo, quando aveva avuto l’età di
quella mocciosa sotto i ferri. Gli tornò alla mente il giorno in cui quell’uomo
gli aveva messo una pistola in mano, pronta a sparare, dicendo:
«Questa sera mi porti dieci
fedhajs o ti faccio secco».
«Dove li trovo dieci fedhajs?».
«Fatteli dare da quelli che
stanno con le puttane. Aiutati con questa», le sue dita accarezzarono la canna
scura e lucida della pistola. La brutalità con cui lo trattava strideva con
l’amore che traspariva per la canna liscia e il calcio arrotondato di quella
pistola.
«Non ho mai sparato. Come
funziona questa?».
«È già carica. Mira alla pancia,
non puoi sbagliare».
Quella sera era riuscito a
procurarsi cinque fedhajs, sparando a due uomini. Non aveva mai saputo se poi
fossero morti, ma aveva imparato come procurarsi i soldi, quando il suo capo li
chiedeva. Guillard giocherellava con l’anello che portava all’indice sinistro.
L’oro e i diamanti scacciano gli spiriti del male dalle ossa, e li teneva a
difesa del dito mignolo che il capo gli aveva spezzato quella sera, perché
mancavano cinque fedhajs. Il dito era rimasto sbilenco, ma aveva imparato come
evitare altre torture. Vecchi, donne, bambini. Erano tutti ugualmente utili a
questo scopo. Sputò l’amaro che aveva in bocca e gridò a Mogs di sbrigarsi. La
notte sarebbe stata breve e la luna stava per scomparire.
Torna ai libri