
Pino Loperfido
La grande nevicata dell’85
Terzo premio ex aequo Narrativa
edita 40a edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni "
anno 2024
Descrizione
L’8
dicembre 1980, a New York, un mitomane uccide John Lennon. Il mattino dopo Vito
arriva in Trentino. Per quale ragione? Per una ragazza? Per trovare lavoro? O
semplicemente per cambiare aria? Davanti a lui, un decennio pregno di avvenimenti:
la caduta del muro di Berlino, il dramma di Vermicino, Chernobyl, la vittoria
al Mundial, il disastro di Stava. E poi, la nevicata che dà il titolo al libro,
che qui non è solo uno straordinario fenomeno meteorologico, ma anche il
segnale che un tempo di grandi sogni sta per finire. La grande nevicata dell’85
è un inno a chi eravamo, a chi siamo diventati e a chi non siamo riusciti a
diventare. Un romanzo caleidoscopico, a tratti postmoderno e visionario. Una
storia in cui personaggi, sogni, cronaca, suggestioni e angosce si mescolano
ripetutamente, dando forma alla collettiva perdita dell’innocenza che ha
segnato la fine del Novecento. Il terremoto morale che ci ha condotti fin qui:
in un vertiginoso, orwelliano presente che ancora stentiamo a riconoscere.
L'Autore
Scrittore e
giornalista, scrive per il teatro e per la radio. È direttore editoriale del magazine TM.
È stato ideatore e direttore scientifico del Trentino Book Festival
(2011-2019). Nel 2022, ha vinto il Premio “Contro l’odio in rete”, promosso
dall’Ordine dei Giornalisti e dal Corecom del Trentino Alto Adige. Il 3 marzo
2023, in prima mondiale, nel Duomo di Trento è stata rappresentata la “Missa
Sancti Vigilii”, partitura sacra originale di cui gli sono stati commissionati
i testi poetici.
Teatro
È autore dei melologhi Il
cuoco di Mozart. L’incredibile vita di Lorenzo Da Ponte: poeta, genio e
avventuriero, Viva
Rota… Viva Fellini e Puccinipersempre.
Tra le principali opere di prosa: Ciò
che non si può dire (2002-2022, Premio Chianciano, Premio
Bolzano Teatro, Premio CoFAs, Targa Il Molinello), La
scelta di Cesare (2015) e La
grande nevicata dell’85 (2021-2023).
Tutte le sue opere sono state rappresentate con successo in diverse città
italiane e adattate per la radio.
Libri
Il suo ultimo romanzo è La
grande nevicata dell’85 (Edizioni del Faro).
Del 2022 è Ciò
che non si può dire. Il racconto del Cermìs (2022, Edizioni
del Faro, finalista al Premio Mario Rigoni Stern, vincitore selezione Premio
Leggimontagna, Targa speciale Premio Città di Cava de’ Tirreni).
Tra gli altri titoli, Caro
Alcide. Degasperi Alcide Amedeo Francesco: storia di un italiano (2004)
e La
manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri (2020,
Premio “De Cia Bellati” per la narrativa).
È anche autore di due romanzi: Teroldego (2005)
e Le
meccaniche dell’infelicità (2009, Premio Città di Messina,
Premio Città di Cava de’ Tirreni).
Leggi l'incipit
Con aria
studiatamente distratta si diede un’occhiata ai vestiti. Sotto al giubbotto, il
cuscinetto adiposo lo costrinse ad allargare la cintura di finta pelle e fintissimo
marchio Pierre Cardin. Il bagaglio: uno sdrucito borsone da tennis e uno zaino
Invicta dai colori sgargianti. Ritrovarsi all’alba degli anni Ottanta non era
certo una buona ragione per andarsene in giro per l’Italia conciato a quel
modo, specie se stai per incontrare la ragazza che ha occupato i tuoi pensieri
negli ultimi ventiquattro mesi.
A rendere tutto ancora più patetico, il libro che teneva in una mano. Era l’edizione economica della BUR di “A ritroso” di Joris Karl Huysmans. Aveva già letto e riletto quel romanzo, considerato il manifesto dell’Intimismo, ma nella fascistissima stazione di Trento ci teneva a portarlo in bella vista nemmeno fosse una carta d’identità, affinché fosse subito chiaro agli indigeni che sebbene provenisse da sud non era un cafone di siloniana memoria né tanto meno parlava come uno dei personaggi di Lino Banfi. Che avevano allora da guardare tutti quei benpensanti del nord? Se proprio lo volevano sapere, il ragazzo seduto scompostamente su una delle panchine del binario 3 era un poeta. Sissignore! Un poeta “vero”, un rimatore maledetto che aveva scritto versi nelle pizzerie di Acquaviva, sulle panchine del lungomare di Bari e perfino nei caffè di Parigi, bevendo assenzio e fumando oppio con i fantasmi di Baudelaire e di Rimbaud. Orsù, che potevano capire quei montanari di sonetti e di endecasillabi?
Ancora non lo
sapeva, ma l’inizio della nordica permanenza coincideva con quello di un
decennio che lo avrebbe profondamente cambiato. Gli anni Ottanta si preparavano
a rivoluzionare la sua stessa vita. Non solo. A New York avevano appena
ammazzato John Lennon, d’accordo, ma era probabile che quegli anni stessero per
“ammazzare” il mondo così come era stato inteso fino ad allora. Né Vito né
nessun altro sulla faccia della Terra lo avrebbe potuto ancora sospettare.
Questo nonostante il Nostro ritenesse di aver già capito tutto della vita. O
almeno così lasciava intendere. Era la mattina del 9 dicembre 1980 e stava per
compiere ventuno anni. Svogliatamente, il pianeta senza John Lennon iniziava la
prima rotazione attorno al proprio asse. Ecco a cosa stava pensando, ora: al
fatto che pur girando in sincrono con tutto il resto alla velocità di circa
milleduecento chilometri orari i capelli non gli si smuovessero nemmeno un po’.
Maledetti ricci!, imprecò.
La parola alla Giuria
Bentornati
negli anni Ottanta. O forse non li abbiamo mai lasciati e siamo rimasti lì
cristallizzati nello splendore di quel decennio che Pier Vittorio Tondelli, con
lucida sensibilità, volle definire uno straordinario “Weekend post-moderno”. E
ciclicamente tornano gli anni Ottanta e sono tra noi come grande immaginario,
snodo, sguardo, prospettiva, racconto emozionale e tensione collettiva (tra
canzoni, moda, serialità, eventi e oggetti). E tutto questo lo ritroviamo ne La
grande nevicata dell’85 di Pino Loperfido. Un romanzo ricco, trasversale
(per leggerezza e intensità). E dove i grandi eventi s’incontrano e scontrano
con le micro storie che in maniera densa e vitale popolano questo romanzo (che
si lascia leggere con inevitabile sguardo complice e sognante). E così in un
vorticoso cortocircuito troviamo il Muro di Berlino (“l’agonia degli anni
Ottanta”), il viaggio di Vito, il Mundial del ’82, Berlino, la
“neo-televisione” analizzata da Umberto Eco, una grande storia d’amore… Insomma
ancora una volta, ma con vis letteraria davvero originale, la “Grande Storia”
entra nella la “storia quotidiana” (e viceversa)… Certo il lavoro letterario di
Loperfido non si assenta dal mood della nostalgia e gioca un capitolo nodale nello
sviluppo narrativo. Ma il suo modo di raccontare ha diversi punti di bella
innovazione e stile personale. Divertenti le pagini sul confronto Nord-Sud, le
intuizioni “futuristiche” del protagonista, la capacità riuscita di saper
mescolare con intelligenza e dovizia di particolari l’inquietudine e l’euforia
collettiva di quel decennio. Su tutto la nevicata dell’85. Anomalo evento
atmosferico che nel suo essere “reale” (i lettori più âgée ne avranno ben fisso
il ricordo) è anche la riuscita metafora di un periodo storico che si chiude.
Un romanzo sicuramente emozionante e al contempo ricco, denso, soavemente
malinconico.
Alfonso Amendola
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