Arsita

Rita De Victoriis Medori

Arsita

Il paese delle donne coraggiose

Terzo premio ex aequo Narrativa edita XXXVIII edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni " anno 2022

Descrizione

Arsita trasporta con tocco leggero tra la gente di paese, tra i veli neri e ricamati delle signore abruzzesi e i crocchi appartati dei giovani. Piccoli dipinti dal tratto delicato descrivono le persone che abitano la stessa cornice, entro cui si trova anche Ivana. Ivana viene dal nord, terra ostile agli occhi di un borgo all'ombra del Gran Sasso che guarda con amore il sole tuffarvisi alle spalle, ma con diffidenza questa giovane ragazza modenese voluta in moglie da Rocco. Magra, spigolosa e senza dote se non la sua razionalità e il disincanto, Ivana, figlia di un partigiano, si trova immersa in un mondo di riti e credenze radicati come i faggi ai piedi del Gigante Addormentato. Superstizioni irragionevoli, sì, ma rassicuranti - e forse con un fondo di verità - per un piccolo mondo popolato da anime sagge, uomini asciutti, donne forti, con ferite spesso senza riscatto. Nello scontro di due opposte mentalità si incontrano però i cuori di una donna dalla sola sembianza fredda e di una famiglia che combatte la reticenza.

L'Autrice

Arsita

Rita De Victoriis Medori è nata a Modena il 15 maggio 1953 da padre abruzzese e da madre modenese. Ha trascorso l’infanzia tra Pescara e Arsita, un piccolo paese all’ombra del Gran Sasso.

Dopo la morte del padre, avvenuta quando lei era piccola, si è trasferita con la madre a Modena.

Ha frequentato il liceo classico, per poi laurearsi in giurisprudenza.

E’ stata pretore a Revere (MN) fino al 1981; ha svolto poi la professione di notaio fino al 2018, anno in cui si è ritirata in pensione.

Vive tutt’ora a Modena con il marito Riccardo e il gatto Meo.

Non ama la matematica, il computer, la lingua inglese, lo sport e guidare la macchina (in quest’ordine). Le piacciono la natura, gli animali, gli incontri con gli amici di sempre, le passeggiate in montagna e in riva al mare il mattino presto.

Da sempre interessata di storia, arte, filosofia, letteratura e musica, Arsita è la sua prima opera edita. 

La parola alla Giuria

Una bella opera prima questa di Rita De Victoriis Medori. Un navigare emozionale nelle terre d’Abruzzo. Un romanzo delicato, “in levare”, discreto e con un desiderio di lavorare dentro un disegno storico, sociale e geografico con una matita lieve, elegante, mai invadente o perentoria nei tratti. Arsita è un romanzo di una donna che un po’ alla volta scopre la realtà che la circonda. Da Modena al Gran Sasso un viaggiare che non è soltanto territoriale ma anche, profondamente, intimo. Uno scandaglio in se stessa compie Ivana (la protagonista di questo romanzo d’esordio ma che già possiede una solidità importante) e lo compie armata di “razionalità e disincanto” ma con una profondissima curiosità e voglia di vita che la porta a scoprire davvero il mondo e le cose. Arsita è un viaggio nella potenza delle donne (come recita il sottotitolo): Elvira, Petrilla, Rita, Annina, Tina… ma è anche un procedere di grande fascino quasi di natura “etnografica” e “antropologica” dentro un mondo complesso di superstizioni, ritualità e credenze arcaiche. La scrittura è sempre molto descrittiva e rigorosa. Un incantevole affresco fatto di piccole storie e grandi sguardi, mondi lontani e contraddizioni. Un esordio di quelli importanti e che danno idea di futuri trionfi letterari.

Alfonso Amendola

Leggi l'incipit

Capitolo 1

Un mondo diverso 

Felicetta parlava e, nel frattempo, continuava a spennare con movimenti rapidi e netti la gallina appena uccisa. Il collo innaturalmente lungo dell’animale penzolava inerte davanti alle sue ginocchia; dal becco semiaperto stillava a lente gocce un umore opaco, gli occhi erano fissi e spalancati.

– Tu le si pecchè Arsita se chiama accuscì, e come se chiamava tanti anni fa?

– Uffa – sbuffò Ivana, era almeno la quinta volta che sua suocera le raccontava la storia del cambiamento di nome di Arsita.

Una volta Arsita si chiamava Abbacuch, poi Bacucco, ma tutti prendevano in giro i bacucchesi perché Bacucco, si sa, oltre al nome del paese, poteva essere anche l’appellativo con cui si designavano persone poco intelligenti.

Così, quando un grande incendio scoppiò nel paese, e si vedevano “u fumo e u foco alti alti come lu Gran Sasse”, si colse l’occasione per cambiare nome al paese. E Bacucco diventò Arsita. Quando?

– Eh eh, chi le sa mo quando... tanto tempo fa, quest’è sicuro.

Mentre parlava, Felicetta guardava di sottecchi sua nuora, quella ragazza magra dal carattere spigoloso. Che cosa ci avesse trovato suo figlio Rocco per preferirla a tutte le belle ragazze di Arsita era ancora un mistero per lei e per suo marito Ercolino.

[…]

Rocco, uno dei suoi figli, era stato lontano da casa, impegnato nel servizio militare al nord, prima in Friuli e poi in Emilia: nomi, questi, che per Ercolino e per sua moglie Felicetta stavano a indicare luoghi lontani e ostili, dai quali si auguravano che il ragazzo ritonasse presto.


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