Chiamalo Scemo

Nino Micalizio

Chiamalo Scemo

Premiato con Menzione di merito nella XXXVII edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni" anno 2021

Descrizione

Il romanzo celebra l'amore materno e il rispetto delle diversità in un ambiente chiuso e provinciale quale quello della Sicilia della prima metà del Novecento, in cui il lettore si immerge anche grazie all'ampio e sapiente uso del dialetto siciliano. Nuccio Liccasardi viene alla luce nell'anno 1900, in casa. Le complicanze durante il parto gli procurano un handicap intellettivo che, com'è consuetudine a quel tempo, gli costa il primato di «scemo del villaggio». Ciò nonostante, la forza, la sagacia e la perseveranza della madre, la "gnà" Santina, consentono al ragazzo di condurre un'esistenza quasi normale, portandolo addirittura, in virtù di una serie di burleschi equivoci, a diventare podestà del paesello di Villalba Sicania durante il ventennio fascista, e poi addirittura sindaco tra le file della Democrazia cristiana nell'immediato dopoguerra. Mezzo secolo dopo la morte di Nuccio, il professore in pensione Agostino Munnafava si ritira a vita privata proprio a Villalba Sicania, suo paese natale: studiando la storia del borgo, si imbatte nella figura di Nuccio e, affascinato, propone di intitolargli la piazza del paese, mentre della "gnà" Santina, vera artefice di quell'intensa attività politica e sociale, nessun libro di Storia conoscerà mai l'esistenza.

L'Autore

Chiamalo Scemo

Nato e cresciuto a Siracusa, Nino Micalizio lavora in un’azienda del comparto petrochimico. Scrive da sempre e le sue opere portano tra le pagine un’impronta romantica classica che si fonde con l’avventura di Salgari, il mistero di Conan Doyle, la quotidianità di Verga. Autore prolifico, ha pubblicato una commedia dialettale (L’ultimo cantastorie dell’Etna) e i romanzi La perturbanza, Lettere dal 41bis e Immobile, Sofia!


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