
Carmelo Sardo
Dove non batte il sole
Secondo premio Narrativa
edita XXXIX edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni " anno
2023
Descrizione
A Rammusa, una
cittadina della Sicilia barocca dove la mafia non spara e non ammazza più da
anni, vengono assassinati marito e moglie nella loro gioielleria. Si pensa a
una rapina finita male, ma il magistrato che indaga sospetta del figlio della
coppia, Stefano Macrì, studente universitario di 27 anni. Per il giovane
comincia un atroce calvario. Confidava nello Stato per avere giustizia per i
suoi genitori, invece è costretto a liberarsi di un’accusa infamante. Per
farlo, Stefano è tentato di cedere a logiche e dinamiche che ha sempre
eticamente respinto. Sa che anche nella Sicilia dei giorni nostri, ci sono
uomini potenti che contano ancora, che non fanno più la guerra allo Stato ma
vogliono che niente e nessuno possa insidiare la tranquillità raggiunta. Don
Tano Culella è uno di questi. Al boss quello che è accaduto non è piaciuto e
anche lui vuole capire chi abbia osato fare una cosa simile nel suo paese.
Quando viene a sapere che il principale sospettato è Stefano, capisce che
qualcosa non quadra. Conosce quel ragazzo da quando era un bambino, abitano
nello stesso palazzo. Fatalmente, i destini di don Tano e di Stefano si
incroceranno, perché hanno lo stesso obiettivo: la ricerca della verità.
Un romanzo civile e di
impegno sociale che affronta ed elabora temi di scottante attualità del sistema
penale italiano che contempla il fine pena mai: una pena di morte in vita.
L'Autore
Carmelo Sardo, giornalista, siciliano di Agrigento, vive e lavora a Roma. Ha esordito nella narrativa con Vento di tramontana (Mondadori, 2010). Malerba (Mondadori, 2014), scritto insieme al detenuto ergastolano Giuseppe Grassonelli, ha vinto il prestigioso premio Leonardo Sciascia ed è stato pubblicato in Francia, Germania, Spagna e Giappone. Dal libro è stato tratto il docufilm Ero Malerba, con la regia di Toni Trupia, ed è stato avviato il progetto per la trasposizione cinematografica.
Nel 2016 esce con Mondadori, Per una madre.
Leggi l'incipit
La mattina di
primavera insolitamente livida quando uccisero suo padre e sua madre, Stefano
Macrì era perso nel sonno beato e pesante di chi ha mangiato e bevuto tanto. La
sera prima aveva festeggiato la baldanza dei ventisette anni in un locale giù
al mare, con Fulvia, la fidanzata, per una volta senza litigare, ma con la
stanchezza dell’abitudine di un rapporto che si trascinava dai tempi della
scuola media. Aveva fatto molto tardi e per questo non sentiva il telefono che
alle nove meno un quarto vibrava sul comodino accanto al letto, nella piccola
mansarda dove si era trasferito da qualche mese, all’ultimo piano di uno dei
più bei palazzi barocchi di Rammusa, sopra l’appartamento dei suoi genitori. Li
aveva convinti a prendergli in affitto quella specie di abbaino, per poter
studiare meglio: questo almeno diceva; ma in realtà, oltre a preparare gli
esami di giurisprudenza, aveva bisogno di ritagliarsi un po’ di indipendenza. E
di intimità.
Dormiva stravaccato a
pancia sotto, con le braccia aperte che sembrava un Cristo in croce, e quelle
gambe lunghe e secche allargate una a levante, l’altra a ponente, e i piedi
quarantaquattro che gli penzolavano oltre il materasso. Lenzuolo e coperta
erano scivolati per terra, come sempre. Il telefonino non lo aveva sentito, ma
il citofono che dieci minuti dopo suonava impetuoso lo svegliò di soprassalto e
lo costrinse ad abbandonare un sogno che faceva spesso, di una lontana
fanciullezza…
La parola alla Giuria
Un romanzo, Dove non batte il sole, che ha inizialmente le movenze
del giallo d’inchiesta e d’azione per diventare nel seguito un energico j’accuse
nei confronti della “giustizia negata”, e in particolare del “fine pena mai”,
che riduce i detenuti in “uomini a perdere”.
La trama dell’opera di Carmelo Sardo corre senza troppe pause,
come una tragedia alfieriana, verso il suo amaro scioglimento, presentando un ‘quadrilatero
di personaggi’, che, dopo un efficace schizzo iniziale, vengono descritti in
azione; si tratta di personaggi ‘dinamici’, come don Tano, il boss, che si
redime, mantenendo, anche dopo l’inattesa metanoia, una sua scultorea
grandezza, salvo svelare nel momento supremo una nota di umana fragilità. Ma
anche altre figure sono, a diverso titolo, dal punto di vista narratologico,
‘aiutanti’ di Stefano, il protagonista, che viene invece contrastato da quel “mondo
istituzionale senza cuore, attaccato alla burocrazia”. Contro questo vero e
proprio muro di gomma si infrangono le speranze del giovane ingiustamente
detenuto e della sua amata, in un tempo sospeso “tra sconforto e
determinazione”. Frequenti i sogni, le premonizioni, i luttuosi presagi, le
incursioni nel mondo dell’occulto.
Non mancano scene toccanti come quella dell’appuntato, tormentato
dal ricordo di un giovane detenuto, morto suicida tra le sue braccia. L’autore
non disdegna di ricorrere agli strumenti della dialettalità e si fa apprezzare per
la chiarezza, “l’unica cosa che muove il mondo” (Edmond Jabès), e per l’intensità
del dettato.
Fabio Dainotti
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