Francesca da Rimini

Leone Editore

Francesca da Rimini

di Mariagrazia Pia -2018

Editing e impaginazione: Leone Editore

Premio "Gelsomino D'Ambrosio" (migliore copertina) XXXV edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni " anno 2018

La parola alla Giuria

L’interessante libro di Mariagrazia Pia è pubblicato da Leone Editore, nella collana Sàtura, dedicata “ai romanzi che non sopportano la costrizione dentro le gabbie della narrativa di genere, ma navigano, tra tradizione e innovazione, nel mare della letteratura, toccando diversi porti: denuncia sociale, formazione, sentimento, memoria...”.
Leone editore è una coraggiosa casa editrice, come può esserlo chi non sia legato a particolari club e gruppi di potere, è una casa editrice indipendente, fondata nove anni fa (2009), grazie all’intraprendenza e “incoscienza” dei suoi fondatori, a Monza ma promossa e distribuita da Messagerie Libri. Passione e memoria sono, appunto, le due parole che a titolo di dichiarazione di intenti, campeggiano all’inizio della homepage. “Passione”, espressa dalla qualità di stampa dei suoi tipi, dalla varietà e ricchezza delle scelte editoriali e “Memoria”, per l’attenzione riservata ai classici d’ogni tempo conosciuti e meno conosciuti, spesso trascurati dalle “major”, che qui invece trovano la possibilità di una nuova giovinezza. Grande attenzione, in questo caso, alle traduzioni ed al rispetto del testo originale. Questo lavoro di ricerca, declinato nelle sue ricche collane, non si esaurisce naturalmente con i classici, poiché grande spazio viene dato anche ad autori contemporanei, italiani e stranieri, non solo già ampiamente affermati, ma anche esordienti ed emergenti. Molti degli autori che hanno pubblicato con Leone editore, come riportato in calce sul sito della etichetta, sono stati pubblicati all’estero, mentre tra i nomi stranieri tradotti figurano figure del calibro di Stuart McBride, Robyn Young, C.J. Daugherty e David Hewson.
Il catalogo è ricchissimo e comprende tutti i generi esistenti: Riflessi, Misteria Orme, Gli Scapestrati, Sàtura, e tanti altri i nomi sono i nomi suggestivi delle collane.
Descrizione della copertina: la copertina del volume di Mariagrazia Pia, come la maggior parte degli altri della stessa collana (Sàture), rappresenta una figura femminile frontale, in parte invisibile, al posto della cui testa è un palloncino scuro. A questa enigmatica figura fa da sfondo un paesaggio brullo e deserto, forse una spiaggia per la parte bassa ed un cielo carico di nubi, per la parte superiore (almeno i tre quarti dell’immagine complessiva).
La copertina appare fotorealistica, ma risulta evidente l’utilizzo massiccio del fotomontaggio e del fotoritocco, sicuramente digitali, per cancellare e rendere invisibile la parte superiore della figura, la cui connotazione femminile è data dalla presenza, questa di grande evidenza, delle mani che reggono il filo bianco cui è attaccato il palloncino. Un vuoto che potremmo definire sconcertante caratterizza la parte superiore del busto della donna, che indossa una maglia alla marinaresca a righine orizzontali scure e bianche il cui girocollo molto ampio amplifica il senso di vuoto, cui contribuisce anche il tessuto che ne modella il seno. Questo gioco di assenza/presenza, evidenza e/sparizione, da una parte, gioca con il tema del libro dell’autrice, dedicato ad una interessante rilettura di una figura tanto forte ed evidente (all’interno del capolavoro dantesco) ed allo stesso tempo storicamente sfuggente ed enigmatica, come quella di Francesca da Rimini, la Francesca di Paolo e Francesca, per intenderci, dall’altra rimanda alla poetica visiva del grande artista surrealista Renè Magritte, in particolare ad opere come “Il figlio dell’uomo”, o “The art of living”, passando, naturalmente, per “Il Terapeuta”, “Decalcomania” e “Lovers”, tutte opere in cui l’autore gioca con il tema della sparizione e del vuoto-pieno in modo a dir poco sconcertante e che rende in modo deflagrante la problematicità dell’immagine (come d’altra parte aveva fatto enunciando candidamente: “Ceci ne pas une pipe”). E’ su questo sottile gioco, amplificato da un sapiente uso dell’immagine digitale, il cui tocco iperrealistico non sarebbe dispiaciuto al grande artista belga, che si gioca la copertina del libro. Interessante, inoltre, l’uso della profondità di campo che “sfoca” lo sfondo, moltiplica le nuvole che sembrano quasi voler prevaricare, contribuendo a portare in forte evidenza la figura di primo piano. Un lavoro ben svolto, nella sua apparente semplicità, cui contribuisce anche la simmetria della struttura compositiva e l’utilizzo di una tipografia apparentemente scontata (caratteri graziati, di derivazione lapidaria) per il nome dell’autrice in nero e per il titolo, in rosso e di corpo maggiore. La parola “Romanzo” posta a sinistra della composizione rompe la simmetria della pagina, cui fa da contrappeso, però, il logo della casa editrice (un leone rampante rosso), posto in basso a destra. Tenendo aperto il libro, notiamo che l’immagine dello sfondo continua anche sulla quarta di copertina (ma non sulle bandelle), che rende questa volta decentrata la figura. L’immagine complessiva che ne deriva è tagliata dalla costa, rigorosamente bianca, contenente il titolo, graziato e corsivo, il leone rampante, questa volta in bianco e nero ed il nome dell’autrice in graziato regular.
Claudia Imbimbo


Torna alle copertine premiate