Il circolo degli illusi

Rosa Montoro

Il circolo degli illusi

Terzo premio Narrativa edita XXXVI edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni " anno 2019

Descrizione

I soldati oramai non erano che poveri diavoli assetati. Si fermarono alla fontana del vicolo prima di proseguire verso il ponte, che fecero saltare. Carmela rimase nascosta nella stalla fino al giorno dopo. La notte, aveva sentito la pioggia cadere liberatoria. Ne era venuta giù tanta da inzuppare la terra arsa e secca di quella terribile estate. Fu più volte sul punto di ritornare in casa, ma la paura la tratteneva. Aspettò l'alba, quando non sentì più spari. Finalmente, la mattina del trenta settembre nella contrada Acquarossa arrivarono gli alleati

L'autrice

Il circolo degli illusiRosa Montoto, nata a Sarno (SA), è laureata in Sociologia e lavora in un ente pubblico.
E' autrice del racconto "Il cielo di Luigino", inserito nell'antologia, curata da Dacia Maraini, "Nuovi narratori Campani" (Alfredo Guida editore, 1997) e del romanzo breve "Il silenzio della terra" (Ivi, 2000).
Del 2017 è la raccolta di liriche ""La voce di mia madre".

La parola alla Giuria

Una romanzo che corre lungo il filo della storia del nostro Novecento. Ma anche un racconto di territori, Sarno, e luoghi che vivono nel nevralgico passaggio tra la campagna e l’industria. Nel romanzo di Rosa Montoro tante le pagine che raccontano quella ferita mai rimarginata che è la seconda guerra mondiale. Un tema, il conflitto del ’43, che l’autrice racconta con grande rigore e passione. E come spesso accade nella grande storia si disegnano le storie dei personaggi di questo denso lavoro letterario che Gemma Criscuoli ha giustamente definito “leggibile come un romanzo di formazione”. E del romanzo di formazione ci sono i dissidi, le inquietudini, le paure, i desideri, la rivalsa, la voglia di liberta, la vita, la morte e l’illusione (il titolo rimanda al giudizio dei fascisti verso la compagine socialista fondata da Giovanni Amendola). Un romanzo che sonda le tante sensazioni del sentire e del vivere. Fortemente segnato da una costante dicotomia che alla perfezione disegna i caratteri ed i modi di fare (e vivere) dei protagonisti). Il tutto attraverso una scrittura attenta che sa seguire l’evoluzione del tessuto narrativo che sembra trovare una sua precisa forza soprattutto nei momenti di forte definizione corale.
Alfonso Amendola

Leggi il primo capitolo

INCIPIT

A casa Lauria nessuno sapeva dell’arrivo di Carmela. Così, quando videro entrare il carretto di Michele, si precipitarono tutti fuori. Lui arrivò calmo e ignaro della sorpresa che recava. Scese dal carretto e camminò con le scarpe che sopra il brecciolino scricchiolavano ad ogni passo. L’aia sembrava galleggiare in un bicchiere di cristallo. Michele attaccò le redini al vecchio noce.
“Iiih!” nitrì il cavallo, indispettito, come avvertendo pericolo in quel luogo estraneo.
“Arr, arr, buono!” lo rassicurò il suo padrone.
Poi si girò verso il portico e vide Amelia che lo guardava dalla soglia; non riusciva proprio a immaginare il motivo di quella visita. Non le piaceva accogliere uomini da sola, non vedeva l’ora che sparissero.
“Michele cosa è successo? Come mai qui?” domandò.
“ ’A grazia vostra, donna Amelia, vostro marito c’è?” chiese Michele con educazione.
“No. Volete che lo chiami?”.
“Sì, se non vi dispiace”.
Un po’ impacciato, l’uomo si fermò sotto il portico in attesa che don Antonio tornasse dai campi. Intanto la figlia Carmela, rimasta sul bordo del carretto, faceva penzolare le gambe a mezz’aria, come fossero oggetti inanimati. Fissava la terra e i suoi piedi, ma non osava scendere. La vecchia tata di casa, Filomena, era andata a chiamare don Antonio, che girava per il podere vicino casa e controllava gli ortaggi con il figlioletto Alfonso. Il bambino, trotterellando allegramente lungo il viottolo, lanciava pietre verso bersagli immaginari. Suo padre lo osservava sorridendo. In quel periodo amava molto stare col figlio, le sue domande lo distraevano.


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