La parola alla Giuria
Breve, essenziale, ma dolce e appena sussurato, coerentemente con il titolo, il racconto di Silvia Petrucci, ben illustrato da Chiara Buccheri per le Edizioni Leima, giovane casa editrice palermitana, nata nel gennaio del 2013, per poi divenire, nel 2016, una realtà concreta nel panorama editoriale nazionale. L’amore per la lettura e per i libri che le Edizioni Leima, nella persona di Renato Magistro, manifestano nella coraggiosa impresa che portano avanti, ha origine, cosa non rara, nella storica legatoria di famiglia, la LE.I.MA, nata nel 1990. L’attenzione al dettaglio, alla legatura, alla brossura, alle colle, alle carte patinate ed uso mano, tutto ciò ha contribuito e contribuisce a fare di questa casa editrice un punto di riferimento per autori, se pur di valore, che non sempre trovano spazio in un mondo, quello editoriale, attento solo ai grandi numeri. La passione per quello splendido “apparato” che è il libro e che caratterizza le Edizioni Leima deriva appunto da una sapienza artigianale (la magnifica e fin troppo trascurata arte della legatoria) che non può che rappresentare un valore aggiunto.
Oramai la casa editrice ha all’attivo ben cinque collane, al fine di dare ai suoi lettori un’offerta vasta e differente con pubblicazioni di narrativa (nella collana Le Stanze), testi di saggistica (Le Mani) ed una, molto apprezzata dal pubblico, dedicata interamente al mondo del cinema e dell’arte grafica, (nella collana Le Visioni). Inoltre, grazie al sodalizio con il giornalista Rai Davide Camarrone, nel 2014, è nata la collana 221B, dedicata ai romanzi apocrifi di Sherlock Holmes. Naturalmente, all’interno di una casa editrice così attenta all’oggetto libro, secondo la lezione del grande Bruno Munari, passando per Gianni Rodari, non poteva non esserci attenzione al mondo dei più piccoli, la cui età non ne fa comunque lettori di minor conto. Anzi, a dirla tutta, dando uno sguardo al panorama nazionale ed internazionale, nonché alle fiere di settore, la qualità (non disgiunta dai numeri) dei libri dedicati ai piccoli editori è tale da meritare davvero tanto spazio e rispetto (pensiamo solo a Orecchio Acerbo e/o a Topipittori, per citarne due). Così, all’interno delle Edizioni Leima è nata la collana Le Sirene, inaugurata da “Storia di un riccio bianco” di Daniela Grigliè, con le illustrazioni di Francesca Mellina, cui appartiene anche il libro “Il racconto del Silenzio” qui presentato.
Una bella realtà insomma “…quella della casa editrice Leima, che spinge i lettori a scegliere di leggere con coscienza e responsabilità per dare spazio alle case editrici emergenti e indipendenti, che credono ogni giorno nel loro lavoro, un lavoro frutto di amore e passione per la letteratura e i libri…”
Descrizione della copertina: la collana Le Sirene, dedicata ai piccoli lettori, si caratterizza innanzitutto per l’ampio formato quadrato (21x21) e la qualità della carta, la cui superficie e la cui grammatura, oltre alla cura per il dettaglio, la composizione tipografica e la copertina, conferiscono al prodotto grande qualità di superficie e di valori tattili, al di là, naturalmente delle immagini e dei contenuti. Nel caso de “Il racconto del Silenzio”, l’illustratrice Chiara Buccheri, non nuova ad esperienze del genere (vedi Il bambino cercaodori, sempre per questa collana) e con un curriculum nelle tecniche visive ed illustrative di tutto rispetto, (ha anche una laurea in filosofia), ha lavorato con toni apparentemente freddi e “lunari”, in varianti di azzurro e di blu che ben si sposano con la lievità della storia narrata. Il segno appare semplice, ma è estremamente raffinato, nella sintesi “vettoriale” delle due figure, Michele e la sua mamma, che osservano a destra della pagina il tondo della luna, in un turbinio cristallino di stelle sottili come spilli, la cui varia dimensione conferisce un che di musicale (una musica sussurrata, naturalmente) all’insieme. La struttura compositiva è dinamicamente equilibrata: la parte superiore comprende a sinistra il titolo “Il racconto del silenzio” in un luminosissimo bianco sullo sfondo blu notte, la cui interlinea ed il cui ingombro risulta uguale al diametro della luna a destra. In alto in posizione di quinta, a destra e a sinistra, equidistanti dai margini, i nomi delle autrici. Al di sotto, ad equilibrare il tondo di luce della luna, le due figure in varianti di blu/azzurro, fin al quasi bianco della luce lunare che ne lambisce il volto e che nelle cromie ricordano in qualche modo l’opera dell’inglese Chris Haughton. In basso a destra, il logo della casa editrice, il cui corpo e la cui “luminosita” fanno da contrappunto ai testi prima citati. L’intera pagina, come prima accennato, presenta asterischi/stelle, come un elemento decorativo ricorrente, che lega, assieme allo sfondo blu notte la prima di copertina alla quarta. La scelta tipografica è essenziale e ben equilibrata, il carattere, utilizzato in poche varianti, (bold per il titolo, regular per il resto), è un graziato ridotto ai minimi termini, che risulta ben leggibile e soprattutto coerente con le immagini che illustrano il testo.
Claudia Imbimbo
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