Madre Ombra

Matteo Porru

Madre Ombra

Premiato con Menzione di merito nella XXXVII edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni" anno 2021

Descrizione

Lara Diotalevi è una bambina con il buio dentro. Trascorre i suoi primi ventun anni in un orfanotrofio veneziano, curata amorevolmente da Suor Elsa, una monaca speciale. Il quotidiano pregare e passeggiare fra le calli si interrompe quando lei, ormai maggiorenne, decide di andare a scoprire il mondo. Viene accolta in una villa signorile di Burano da Riccardo, l’amico di sempre, e dalla sua famiglia adottiva. Neanche la cecità riesce a fermare Lara e la sua voglia di sorprendersi, di vivere le emozioni che, poco tempo prima, sognava di sentirsi addosso. Crede di essersi liberata del passato, delle ombre notturne, di ogni paura. Ma non è preparata a convivere con l’incertezza, quando si accorge che quel lato oscuro che tanto fuggiva è sempre rimasto attorno a lei e la perseguita. Alla ricerca di sé, scopre i retroscena, i segreti, i mali del mondo. E realizza di non aver mai vissuto davvero.

L'Autore

Madre Ombra

Matteo Porru è nato a Roma nel febbraio del 2001 da padre sardo e madre veneziana. Manifesta una precocissima propensione alla scrittura, che si concretizza in diversi racconti pubblicati online e culmina nell'esordio cartaceo The mission, a sedici anni. Seguiranno, poi, Quando sarai grande e Madre ombra.
Nel settembre del 2019, Talismani, un suo racconto breve, gli vale la vittoria della sezione Giovani del Premio Campiello.

Leggi il primo capitolo

Da MADRE OMBRA

“Sempre il solito chiaroscuro, la stessa gabbia di echi e buio che incatena sguardi mai incontrati, tempi mai iniziati e anni, forse, mai trascorsi; e uomini, a centinaia, di diversa età e sesso, sparpagliati caoticamente in ogni angolo della caverna, nell’eterna e straziante attesa di cominciare a vivere. Tutt’intorno rumori, vocii, confuse cantilene impregnano la grotta. Le ombre passano davanti agli occhi di quei disperati come una marea di forme inconsistenti, vuote, scarabocchi di un disegno divino rintanati nel dimenticatoio del mondo.
In quella caverna si ammucchia una penosa calca di vite, stipate in un limbo di roccia e calcare come se nessuno potesse viverle davvero: a quella gente manca una quotidianità, un passato, un ricordo da bambini. Non sanno nemmeno cosa sia una favola: mai qualcuno ne ha raccontato una prima di andare a dormire, quasi che quel buio continuo fosse, già di per sé, una perenne buonanotte. E lì dentro, senza uno sprazzo di luce, si annidano gli incubi e si nascondono i demoni; come in un’eterna notte senza luna, terribilmente spenta e sola.
Eppure qualcuno, di soppiatto, chiede un chiarore. E nel pacato baccano della spelonca, un rumore sordo, di metallo, rimbomba echeggiando, sfiorando la roccia.
Un uomo e solo uno, per la prima volta, svegliandosi da un letargo di ombre, si accorge di non avere più catene. Ma non dalla vista, né dall’eco del rumore che lui, fra gli altri, non aveva neanche distinto. Lo sente dentro, nei meandri più intimi di sé, sotto quella coltre di fango e umido che gli fa da pelle. Capisce in un solo istante, con rabbia covata in silenzio e con una pazza, sfrenata e terrorizzata gioia, di essere libero.
L’esploratore è libero.
Tenta di alzarsi lentamente, appoggiandosi alla roccia con mani gonfie e incancrenite, non ci riesce. Inizia a gattonare, forse mosso dall’istinto. Intorno a lui, i compagni di prigionia tacciono, nessuno vuole guardarlo.
Non ha un nome, né un ricordo, una risata, un vizio osceno. Non ha mai visto le onde, il vento, l’alta marea. Non sa parlare, esprimersi, ridere. Forse per questo, piange. Come qualunque creatura appena viene al mondo.
Tocca la terra con mani e piedi, gattonando e cercando di capire come e cosa dovrebbe fare; gira in cerchio, sgomento al solo pensiero di andare avanti, un rotondo andirivieni di dubbi e risposte in bianco.
Non si accorge di niente, non subito almeno. Fino a quando la sua pelle escoriata avverte improvvisamente qualcosa dietro di sé. L’esploratore urla, girandosi di scatto: cime rosse, vampate incontrollate, suoi simili che, chiacchierando, portano vasellame. Indietreggia, l’esploratore, con gli occhi impregnati di stupore, tanto ignoto da sembrare quasi meraviglia. Non sa che è fuoco, non sa che sono fiamme, non sa che è calore.
E mastodontica, immensa e inspiegabile, una buriana di luce: un’apertura, un graffio nella caverna, quasi uno squarcio di vite, un potenziale caleidoscopio di storie che sa di esperienze, di follie, di sogni, di identità.
L’esploratore, forse per la prima volta, ha paura.”

Booktrailer



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