Rocco il giostraio

Marcello Loprencipe

Rocco il giostraio

 Menzione di merito Narrativa edita  XXXIX edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni" – anno 2023

Descrizione

Voci, come cantilene, risalgono dal fondo di vecchie barche... Quanti segreti vi sono nascosti? Sono anni votati alla velocità, alle ultime esplorazioni terrestri, ai primati dei transatlantici. Ma anche di lì a poco alla guerra. E durante quest’ultima, la vicenda di una grande nave si intreccia con quella dei protagonisti: un modo per raccontare una immane tragedia, affinché la sua memoria non cada definitivamente nell’oblio. Una mattina del 1934, un bambino sulle spalle del padre osserva affascinato la splendida nave entrare nel porto. È Rocco, e già porta in sé l’amore per il mare. Ma non ci sarà solamente il mare nel suo destino, perché una vita senza sogni non è degna di essere vissuta. E non importa se alto è il prezzo da pagare. In quella striscia di Puglia che va dalla costa di Carovigno a Brindisi si può essere felici anche solo nel far girare una giostra, nel guardare i sorrisi sui volti dei bambini, nel ricevere un bacio soffiato dalla piccola Maria, nello scambiare un gesto d’intesa con un ragazzino di nome Nicola... Quando tutto sembrerà perduto, sarà forse il loro ricordo ad accompagnare Rocco nell’ultimo tratto del proprio cammino.

L'Autore

Rocco il giostraio

Marcello Loprencipe ha conseguito il diploma di maturità classica e poi la laurea in lettere antiche con indirizzo archeologico, prendendo parte a numerose campagne di scavo e attività di ricerca dell’Università La Sapienza di Roma.

Figura poliedrica e personaggio dello sport, è stato uno dei pionieri del football americano in Italia, ricoprendo nel tempo i ruoli di atleta, tecnico, dirigente e commentatore televisivo. Nel 2017, anno della sua istituzione, è stato inserito nella Hall of Fame Italy. Nel 2020 ha ottenuto il riconoscimento della Stella di bronzo CONI per meriti sportivi. Attualmente è Consigliere CONI Lazio.

Partecipa attivamente alle iniziative di numerose istituzioni culturali e associazioni no profit.

Nel 2009 è stato uno dei vincitori del festival internazionale di poesia a Colmurano.

È autore di 7 romanzi:

Si era alzato il vento (Città del Sole Edizioni 2010)

Il contanuvole (Campi di Carta 2012)

L’ombra del carrubo (Campi di Carta 2017)

Il venditore di ghiaccio (Campi di Carta 2019)

Premio Città di Sarzana

Premio Equilibri Piazza Navona

Golden Books Awards

Premio Giovani Microeditoria

Premio Corona

Premio Speciale Lord Byron

Premio Giuria Critica Un libro amico per l’inverno

Il furto degli ori, ladri in azione a Villa Giulia (Campi di Carta 2020)

Olmo (Campi di Carta, 2021)

Premio Michelangelo Buonarroti

Premio Metropoli di Torino

Premio Città di Taranto

Premio Città di San Giuliano Milanese

Rocco il giostraio (Campi di Carta 2023)



Leggi l'incipit

1

 Dove stanno la cina e scian…gai?

    

     Rocco è felice.

     Il padre lo tiene sulle spalle, affinché il bambino possa vedere e non venga schiacciato dalla folla. Sono giunti lì da Carovigno molto prima dell’alba di quel 4 gennaio del 1934. È un giovedì, ma a tutti coloro che, più o meno volontariamente, si sono offerti di far parte del seguito di Alfredo Dentice dei principi di Frasso è stato regalato un giorno di libertà dal lavoro.

     Ha sei anni Rocco e Antonio ha mantenuto la promessa che gli aveva fatto, così hanno prima preso posto sul cassone aperto di un camion e poi sono partiti alla volta di Brindisi. La madre non è con loro, ché è un giorno di quelli in cui le donne è meglio restino in casa a dedicarsi ai servizi.

     Da ore un’immensa folla si è già radunata nei pressi del porto. Fra il sorpreso e il divertito il padre volge di tanto in tanto lo sguardo verso il figlio per osservare l’espressione del suo volto. Il mare non rappresenta una novità, ma il piccolo Rocco non ha mai visto delle navi così da vicino e quando il transatlantico compare all’orizzonte, poco fuori dalla zona di attracco, gli fa l’effetto di una montagna in movimento. Una montagna sempre più grande e brulicante di persone via via che si avvicina.

     Alle otto in punto il Conte Rosso ormeggia proprio di fronte alla capitaneria di porto, e la banchina inizia a diventare un viavai di autorità in fermento che attendono di salire sulla nave per dare il benvenuto all’illustre personaggio. I carabinieri e gli uomini in camicia nera tengono lontano quel fiume di gente. Sono in migliaia a gremire viale Regina Margherita fino all’albergo Internazionale, dove si sa che il premio Nobel alloggerà assieme alla consorte, la marchesa Maria Cristina Bezzi-Scali.    

     “Sono tornati dalla Cina” dice un uomo a voce alta.

     “Niente di meno!” lo apostrofa qualcun altro.

     “Sì, ha impiegato neppure quindici giorni per tornare da Shangai, fino a Brindisi. Il Conte Rosso è un vero gioiello!” precisa il primo che aveva parlato.

     Rocco, sempre sulle spalle del padre, si sporge in fuori per poterlo guardare in viso.

     “Dove stanno la cina e scian…gai?”

     Senza rispondergli, come rapito dall’immagine di quella imbarcazione imponente, Antonio fa un ampio gesto con la mano per indicare il mare aperto, a sottolineare una lontananza di cui lui non può avere contezza.

     Il bambino vede poi due donne portare sulla nave dei grandi mazzi di fiori. Evidentemente devono essere per la marchesa Maria Cristina. Quindi padre e figlio aspettano che il podestà, il prefetto, il segretario federale con tutto il direttorio al seguito, e tante altre autorità religiose e militari che hanno fatto a gara per portare il saluto a quel genio italiano, scendano giù dal transatlantico.  Ogni tanto dalle fila degli uomini in camicia nera partono canti inneggianti all’Italia e al duce. Poi finalmente lo vedono sul molo mentre si dirige verso l’auto: è lui, Guglielmo Marconi!

     Rocco non è in grado di comprendere il valore del riconoscimento attribuito a quell’uomo, il Nobel per la fisica assegnatogli nel 1909, né tantomeno l’importanza delle sue invenzioni, come il telegrafo senza fili e la radio. Capisce però, osservandolo quasi sommerso dalla folla, che si tratta di un personaggio importante, ancor più del principe, nonostante suo padre abbia sempre considerato quest’ultimo alla stregua del Padreterno.

     L’automobile porta la celebrità e la moglie fino all’albergo, facendosi largo fra due ali di folla, e per questo procede lentamente. Si tratta di una breve sosta perché la coppia torna presto al molo per imbarcarsi su un motoscafo.

     “Hana scieri a la iatta ‘sittata!” urla qualcuno appena dietro di loro.

     Fra i presenti c’è chi scoppia in una risata, però subito spenta allorché, fendendo la folla, una coppia in camicia nera li raggiunge. Uno dei due uomini afferra per il collo il giovane che ha appena urlato.

     “Bada a non dire stupidaggini tu, e porta rispetto, altrimenti alla prossima assaggi questo!” lo apostrofa duramente sbattendogli davanti alla faccia il manganello.

     “È vero papà… sembra proprio una gatta seduta” sottolinea Rocco divertito.

     “Ma che dici, sta zitto!”

     L’uomo con il manganello in mano si gira verso Antonio.

     “Spiega al bambino, vedi tu come fare, che quel monumento rappresenta un timone e sta lì per ricordare tutti gli italiani morti in mare durante la Grande Guerra! Ma fallo subito, prima che qualcuno possa pensare che prenda esempio da un genitore incapace, o peggio ancora sovversivo!”

      Spaventato, Rocco scende subito dalle spalle del padre, andandosi a nascondere fra le sue gambe e quelle delle persone vicine.

     “È solo nu vagnone!... cè ndi sapi… lassatulu scieri…” inizia a mormorare la folla.

     I due uomini, fino a quel momento baldanzosi, ora lo sono un po’ meno. Si guardano attorno e poi indietreggiano, riprendendo posto fra gli uomini in camicia nera.

     Così il bambino perde la possibilità di seguire il motoscafo con Marconi e consorte, i quali raggiungono il monumento al Marinaio d’Italia inaugurato l’anno precedente nientemeno che dal re in persona: Vittorio Emanuele III.

     Padre e figlio rimangono sulla banchina insieme agli altri, anche se ad Antonio è scomparsa l’euforia che lo aveva accompagnato fino al porto, e Rocco non vuole più saperne di stare sulle sue spalle.

     La gente è sempre lì, ad applaudire e a seguire gli spostamenti. Poi nel primo pomeriggio i due coniugi raggiungono in automobile il castello di Carovigno, ospiti dei Dentice di Frasso. 

      Quando il camion riporta indietro Rocco e il padre con tutti gli altri, il sole è già calato. Incrociano di nuovo il corteo che esce dal paese. Si racconterà nei giorni a venire della calorosa accoglienza riservata dai nobili al loro amico scienziato, prima che questi e la moglie facessero ritorno a Brindisi, in tempo per prendere il treno diretto a Roma.

 

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