Gabriele Missaglia Illustrazioni di Alessandra Arrigoni
Sara e i mille mila
Menzione di merito Premio Simonetta Lamberti (Narrativa
Ragazzi) XXXIX edizione del "Premio Città di Cava de’
Tirreni" – anno 2023
Descrizione
Sara,
spaventapasseri del regno delle spighe, è stata assegnata a un campo per la
prima volta. Deve difenderlo dai nemici del cielo che ogni volta, prima della
mietitura, tentano il colpaccio.
Essendo
uno dei membri delle famiglie più in vista tra gli spaventapasseri, c’è una grande
attesa per questo avvenimento. Tutti sono curiosi di vedere Sara all’opera.
Tuttavia,
un giorno, sul campo da lei custodito, cade un piccolo uccello dalle piume del
colore dell’arcobaleno.
L’incontro
con Baza travolgerà lei, la sua vita e il suo credo, in modo così profondo da
farla cambiare completamente e da disegnare un finale che può essere descritto
con una sola parola: mozzafiato.
L'Autore
È sui
banchi dell’università di giurisprudenza che Gabriele decide di fare lo
scrittore. Dopo qualche anno passato all’estero, un master e pure qualche
concorso, si è dedicato alla sua vera passione elaborando diversi testi: “Sara
e i mille mila” è la sua prima fiaba pubblicata da una casa editrice, e pure la
prima opera a essere premiata (nel Concorso di Poesie, Filastrocche, Racconti e Fiabe
“Libera la Fantasia” e nel Premio Letterario Internazionale Montefiore 2023).
Leggi l'incipit
Capitolo 1
Nel
regno delle Spighe Dorate, il sole brillava fermo e giallo come una lampadina.
Il
campo, vasto quanto il mare, era ricoperto da una luce dorata e calda.
«Cresceranno
proprio bene» disse mastro Scacciacorvi.
«È
proprio vero, e sono molto contento che sarà mia figlia a custodirle» osservò
Karl Foghel Schoiche. «Cosa ne dici? È abbastanza grande per te?»
Sara Foghel
Scoiche non sapeva cosa rispondere.
Era
il suo primo giorno di lavoro e non si trovava a suo agio davanti a quella
distesa oceanica di spighe. Le avrebbe dovute sorvegliare e difendere dai
nemici del cielo che ne andavano ghiotti: doveva assicurare un grande raccolto
al padrone, il contadino.
Non
era un compito facile, ma per lei, una Foghel Scoiche, non c’erano scuse. Nella
sua famiglia, tutti avevano prestato servizio come spaventapasseri: nel regno
delle spighe, nessuno come loro vantava tante missioni compiute col massimo dei
voti. Erano stati così bravi che il re aveva donato loro il titolo nobiliare di
terrore dei cieli; ed era un premio che pochi potevano vantare.
«Papà,
ma sei sicuro che questo è il mio campo?» chiese Sara, mentre sistemava le
pagliuzze sulla fronte. Per fare una bella impressione a mastro Scaccia corvi,
si era fatta dei riccioli lunghi lunghi sulla testa: glielo avevo consigliato
suo padre, che di prime buone impressioni se ne intendeva.
«Sara,
tu sei una Foghel Scoiche. La nostra famiglia ha passato la vita a cacciare dalla
terra tutti quegli uccellacci che volano in cielo. Tu farai lo stesso, perché
in questo lavoro sei la migliore, ce l’hai nel sangue» fece Karl mostrando a
sua figlia il petto. Sopra il suo lungo mantello blu, presa dal figlio del
contadino, troppo cresciuto per indossarla, c’era la medaglia del re. Luccicava
davanti agli occhi di Sara come una pepita d’oro.
«Promettimi
che lo farai» riprese Karl.
«Va
bene papà. Sarai orgoglioso di me» rispose Sara, per farlo contento.
Karl
guardò sua figlia e per poco non si mise a piangere. L’aveva vista crescere, le
aveva insegnato come essere più spaventosa e le aveva donato lo stesso forcone
con il quale aveva lavorato per quasi cento anni. Con l’arma, il nome e tutti
gli insegnamenti della famiglia, anche per lei il riconoscimento del re era
solo una questione di tempo.
«Sara,
come vedi, tu lavorerai qui» intervenne mastro Scacciacorvi. «Devi stare molto
attenta, in questi cieli volano degli uccelli molto pericolosi, il terrore
delle spighe.»
Alle
parole di mastro Scacciacorvi, le pagliuzze di Sara vibrarono per la paura.
«E
chi sarebbero?» chiese Sara terrorizzata.
«Sono
le gazze ladre, gli uccelli più infidi e cattivi che esistano. Si avvicinano,
ti fanno una faccia a cui non puoi dire di no e ti distruggono il campo.»
«Stai
bene attenta figliola, io ho sentito anche di spaventapasseri che sono stati
attaccati da quei maledetti uccellacci: rubano le nostre pagliuzze dorate per costruire
i loro nidi. Quando li vedi, attacca. Sempre.»
«Davvero?»
fece lei scioccata.
«È
proprio così. Era anche un mio amico… si chiamava Dino il dorato: le sue
pagliuzze sembravano fili d’oro. Erano bellissime, le più belle del regno delle
Spighe ma una spietata gazza gliele ha prese quasi tutte per le sue uova»
continuò Karl, più triste e pensieroso.
«Stai
sempre in guardia» aggiunse mastro Scaccia Corvi.
Sara si
sentì svenire. Non riusciva nemmeno a immaginare che dei brutti volatili le
rubassero le pagliuzze, lasciando di lei solo i vestiti.
Non
aveva mai amato la violenza, ma se quegli uccellacci avessero tentato l’attacco,
ne avrebbe inforcato più di uno, senza pensarci due volte.
«So che adesso ti sembra difficile
e pericoloso, ma devi difendere il nome che porti: noi, Foghel Scoiche, abbiamo
sempre fatto il nostro dovere, nei migliori dei modi. Tu devi fare lo stesso»
disse Karl mostrando la medaglietta, luminosa come una stella del cielo.
«Farò del mio meglio e ti
renderò orgoglioso» rispose Sara.
Era ancora poco convinta ma
per rendere felice suo papà era disposta a fare quello e molte altre cose che
non le andavano a genio.
Mastro Scaccia Corvi sorrise guardando
la scena: non credeva ai suoi occhi. Da quando era piccola Sara non aveva mai
mostrato interesse né per le spighe, né per le forche, né per gli uccelli.
Ogni volta che giocava con gli
altri spaventapasseri, lei interpretava sempre la parte del medico, anche
quando non ce n’era bisogno, anche quando il bisogno lo avevano i loro nemici.
Ci aveva provato in tutti i
modi a farle amare quel lavoro, non ci era mai riuscito: era convinto che Sara fosse
troppo diversa rispetto al popolo del regno delle spighe. Vedendola pronta a
difendere il campo con le armi, si rasserenò: forse aveva solo bisogno di un
po’ più di tempo per accettare la sua vocazione.
«Visto che sei pronta, allora
ti lasciamo al tuo compito» osservò mastro Scacciacorvi.
«È nelle tue mani: mi
raccomando» disse Karl guardando Sara.
«Potete stare tranquilli»
concluse lei guardando l’orizzonte. Non poteva sapere che il vero pericolo non sarebbe
arrivato dal cielo.
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