Un cerchio nel buio

SPLEN Edizioni

Un cerchio nel buio

di Antonio Ciravolo -2015

Editing e impaginazione: Margherita Sgarlata e Riccardo Francaviglia

Premio "Gelsomino D'Ambrosio" (migliore copertina) XXXII edizione del "Premio Città di Cava de’ Tirreni " anno 2015

La copertina


La parola alla Giuria

Il volume di Antonio Ciravolo è edito dalla catanese Splen Edizioni, una casa editrice non a pagamento, cosa rara in un paese come il nostro, purtroppo pieno di, a volte, ingenui sedicenti scrittori, ma non certo di lettori, diretta coraggiosamente da Surya Amarù, che ha voluto investire sul romanzo di un autore fin qui poco conosciuto.
Descrizione della copertina: La copertina è articolata su più facciate ed è interessante il fatto che si è scelto di inserire il titolo del testo, il nome dell’autore e naturalmente tutte le informazioni di base in quarta di copertina. Ad unificare il discorso, sorta di narrazione parallela ed autonoma allo stesso tempo, svolta nelle quattro facciate (la prima e la quarta con i rispettivi risvolti di sovracoperta), il cielo di un blu complesso, carico e materico, che evoca la notte senza essere realmente notturno, (nonostante rade e minuscole stelle), in un gioco di toni acidi, freddi e caldi insieme. Al blu si oppone in seconda di copertina ed in terza, una fascia stretta a tinta piatta di un arancio intenso, nelle quali sono inserite rispettivamente una breve sinossi, la biografia dell’autore ed il bianco dei lettering (headline e autore).  Nella prima facciata, giocata compositivamente  su un asse verticale centrale, si staglia in alto un buco nero, un vuoto, un’assenza, che fa il paio, più in basso e lungo lo stesso asse, con il volto oscurato e circondato a mò di gorgiera da una nuvola, del misterioso personaggio che attraversa la scena imbracciando la luna mancante, appena trafugata, (o forse sta solo cercando di rimetterla a posto?), come i sogni che agitano il protagonista del romanzo durante le sue crisi epilettiche. Osservando con più attenzione il personaggio, notiamo che forse è un ragazzo, (capelli a spazzola, maglietta e pantaloni corti) o è solo la proiezione di un uomo che si è perso e la cui mente è sofferente. Il paesaggio è scarno, desolato, appena evocato da alberi scheletrici  come graffi o terminazioni nervose. I toni, come dicevamo, aciduli e freddi, (come in un’illustrazione di Folon, ma di un Folon malato), due varianti di blu, una per il cielo, l’altra per il terreno, le nuvole d’un giallo smorto, la cui luce sembra tutta internamente trattenuta, risucchiata forse nel blackhole della luna mancante, la figura in cammino, risolta con varianti d’ocra che poco calore aggiungono all’immagine, la luna d’un giallo pallido e morente.  Nel primo risvolto in continuità con la prima lo stesso paesaggio, ma ora c’è una scala a pioli bianca, stretta e lunga, appoggiata ad una nuvola (è la scala di cui si è servito il ragazzo per trafugare la luna o di cui si servirà per rimetterla a posto?) cui fa da riscontro, a destra, la fascia arancio con la sinossi. Nel secondo risvolto, stesso paesaggio, sul quale si staglia la sagoma oscura di una casa su cui spicca, minuscola e isolata, l’ingombro stentatamente illuminato d’arancio di una finestra (è la casa del ragazzo o la mente in attesa dell’uomo sofferente?). A sinistra, a completare il quadro la fascia verticale arancio con la biografia.  In ultimo, ma non per importanza, la quarta di copertina, su cui, come si diceva ed in controtendenza, sono stati inseriti, sul solito sfondo notturno-onirico-desolato, titolo, autore ed affini. Opera complessa questa, realizzata a quattro mani dagli illustratori Margherita Sgarlata e Riccardo Francaviglia, che alla complessità del romanzo di Ciravolo hanno risposto con la complessità di un lavoro articolato in più parti, più narrativo che sinotticamente illustrativo, con una tecnica forte e decisa, nonostante le atmosfere sognanti, dove la “grana della  voce” del colore viene tutta risolta attraverso superfici scabre, ruvide e impastate.
Claudia Imbimbo


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